Pura è la musica, non i generi:
Intervista a Peter Cincotti
OURSIDERSMUSICA.IT - Pubblicato il 2012/12/01 da Eugenio Goria Focus On
Peter Cincotti, forte della buona accoglienza fatta dal pubblico al suo ultimo disco, si trova attualmente in tour in Italia. Metropolis, disco da cui è stato estratto il singolo My Religion, rappresenta un importante punto di svolta della sua carriera, in cui dal sound jazzistico dei primi lavori Cincotti sceglie di affermare la propria personalità affidandosi a un linguaggio che abbraccia diversi elementi, dal rock al pop al jazz, e che non può veramente essere catalogato sotto una sola di queste etichette.Rivolgiamo a Peter quanche domanda:
È ormai da un po’ di mesi che Metropolis è nei negozi: pensi che la tua deriva da un sound decisamente jazzistico verso una commistione di stili sia stata ben accettata dal pubblico? O – come hai detto in un’intervista – continuano ad aspettarsi un talentuoso interprete di standards?
Non lo so che cosa si aspettino: io semplicemente suono quello che sento. Fino ad ora le reazioni a Metropolis sono state davvero grandiose, e il publico è stato uno dei migliori in assoluto. Stiamo anche pensando di fare un Metropolis tour completo in primavera. Per adesso mi ritengo fortunato di avere dei fan così appassionati, che mi seguono mentre sviluppo modi diversi di esprimermi.
Perché il jazz e il pop sono così distanti nell’opinione comune? Il purismo non è dannoso per la creatività? Credo in ogni caso che dischi come Metropolis possano dimostrare che mescolare diverse influenze è forse la scelta giusta.
Prima di tutto grazie per il commento. Penso che il purismo sia un’arma a doppio taglio. Da una parte richiede un grande amore per una particolare forma d’arte, che è sempre qualcosa di buono, ma dall’altra parte chiude la porta a tutto il resto, lo rimpicciolisce e lo sminuisce. Per quanto mi riguarda, quello che deve essere puro è la musica, non il genere.
Quando sei in tour ti senti più un’eccentrica rock star o un sobrio pianista jazz? Il tuo cambio di genere ha cambiato anche il tuo modo di stare sul palco?
Non mi sento né una rock star, né un pianista jazz, mi sento me stesso e basta.
Pensando al futuro, come immagini il tuo prossimo album? Se potessi scegliere una collaborazione con altri musicisti, chi sceglieresti?
Ci sono molti artisti oggi che apprezzo, ma non è sufficiente a giustificare una collaborazione con loro. Penso che sia un genere di cose che deve accadere in maniera molto naturale, come è stato fin adesso per me con persone come David Guetta e Simona Molinari. Due artisti e due generi molto diversi, ma è proprio questo il punto.
Qual è la musica che ti ispira di più? Che cos’hai nell iPod?
Trovo ispirazione in ogni tipo di musica, dipende da che cosa ascolto e di che umore sono. Detto questo, gli autori classici americani come Kander and Ebb, Cole Porter, Irving Berlin, Johnny Mandel, Alan e Marylin Bergman e molti altri di quello stampo non smettono mai di ispirarmi, indipendentemente dal genere che sto suonando o incidendo io in quel momento. Rappresentano per me il più alto livello di qualità nella composizione, e mi lasciano sempre con qualcosa su cui riflettere e da ammirare.
PC_ItalianWebiste